La Religione a Salvador de Bahia

LA RELIGIONE
Candomblè, Umbanda, Quimbanda, Espiritismo, Esoterismo, Pentecostalismo, Cattolicesimo, Riforma sono solo alcune delle espressioni della religiosità multiforme dei baiani. E' tipico di questa popolazione abbinare una gioiosa vitalità a una profonda religiosità.


Il Cattolicesimo

Il Brasile è il più grande paese cattolico del mondo. La chiesa Cattolica ha segnato profondamente la storia e la vita dei brasiliani di ogni categoria sociale e di ogni razza. Insieme al dominio coloniale, poi all'impero, alle classi dominanti e alla struttura schiavista della società, il cattolicesimo ha costituito uno degli assi portanti del paese. Insieme ai navigatori e ai primi colonizzatori arrivarono i religiosi, specialmente Benedettini, Francescani e Capuccini che diedero inizio alla vita culturale del Brasile e alla sua stessa lingua.

Durante i due secoli in cui è capitale del Brasile coloniale Bahia vede la comparsa di grandi figure di religiosi, come padre Anchieta, che con le loro opere e loro azioni conquistano un grande spazio nella vita di Salvador. E' a loro che si deve la proibizione della caccia e della schiavitù degli Indios. Così il cattolicesimo è stato fino ai giorni nostri religione ufficiale, ma anche religione del popolo.
Solo i riti africani facevano una certa concorrenza, ma venivano celebrati in luoghi nascosti. Dopo aver mantenuto il monopolio e l'esclusiva della religione per secoli, il Cattolicesimo, dalla seconda metà del XIX secolo, deve affrontare grandi problemi interni ed esterni. Con la grave acutizzazione dei problemi sociali, nasce la teologia della Liberazione e le decine di migliaia di "Comunità di base" producono una grande divisione all'interno del mondo ecclesiastico e dei fedeli rimasti legati ad una visione più tradizionale e conservatrice.
Il mondo cattolico si divide tra una "Igreja Conservadora" e una "Progressista". Negli anni Sessanta e Settanta la chiesa è l'unica voce contro il regime militare e i suoi eccessi. Il rientro nelle caserme dei militari negli anni Ottanta ha visto nella chiesa cattolica brasiliana attenuarsi certe tematiche sociali, per accentuare sempre di più le esigenze tradizionali della cultura delle anime. Certamente il fatto che da Giovanni Paolo II non sia stato nominato nessun vescovo della cosidetta "ala progressista", ha provocato come conseguenza che nella potente CNBB (conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, composta da circa 350 vescovi) al progressista Dom Luciano Mendez de Almeida succedesse il conservatore Dom Lucas Moreira Neves nel 1994. Arcivescovo di Bahia e pimate del Brasile, era dal 1988 cardinale. Ha lavorato a lungo in Vaticano con Papa Paolo VI e con Giovanni Paolo II che lo tiene in grande stima e amicizia.
Pur rifiutando la collocazione tra i "conservatori" è entrato varie volte in polemica con i fenomeni di sincretismo religioso tipici di Salvador. E' considerato un papabile ed è chiamato ad un grande luogo: rilanciare e riorganizzare la Chiesa per affrontare il più grande pericolo mai presentatosi al Cattolicesimo brasiliano, l'impetuosa avanzata dei protestanti. Nel luglio del '98 è stato nominato prefetto della potente Congregazione per i Vescovi.

I protestanti in Brasile e a Bahia
Fin dagli anni Ottanta si è verificato un fenomeno eccezionale : la pacifica conversione di circa otto milioni di brasiliani dal Cattolicesimo al centinaio e più di chiese protestanti. Se da quegli anni la popolazione è cresciuta di oltre il 30%, i protestanti hanno toccato il 100% di crescita in un paese fino ad allora quasi totalmente cattolico. Ormai i Riformati sono più di sedici milioni essi erano addirittura perseguitati. Così i fedeli dell’Assemblea de Deus, Igreja Batista, Presbiteriana, Metodista, do Evangelo Quadrangular, Universal do Reino de Deus, hanno dato vita a una comunità religiosa lavoratrice, ordinata, con un forte spirito di solidarietà tipico di chi si sente minoritario. Pur essendo il livello originario molto basso, grazie alla necessità della personale lettura della Bibbia, i protestanti hanno un livello di istruzione superiore alla media e perciò stanno salendo rapidamente nella scala sociale. Ma se l’espansione dei riformati è stata rapida, tra di loro il fenomeno eccezionale è quello dei neo-pentecostali della “Igreja Universal do Reino de Deus”.
La Chiesa del vescovo Edir Macedo
Alcuni dati danno un’idea di un fenomeno difficile da spiegare: nel 1977 Macedo fonda la sua chiesa, con quattro fedeli. Dopo vent’anni è padre-padrone di una organizzazione religiosa che ha circa tre milioni e mezzo di fedeli, settemila pastori, più di 2000 chiese in Brasile e una presenza in 30 paesi stranieri, compreso il Portogallo.
Ha un fatturato di circa un miliardo di dollari, giornali, televisioni, case editrici, una banca e ultimamente a Bahia ha acquistato anche la popolarissima televisione “Itapoan”.Insomma una vera e propria multinazionale della religione specializzata in brutali attacchi all’Umbanda o agli Orixas del Candomblè. Anche la Chiesa Cattolica è stata oggetto della virulenza e dell’agressività dei pastori della “Chiesa Universale del Reino de Deus”. E’ rimasta famosa la scena trasmessa nel 1995 dalla principale televisione dell’IURD, la “Record”, in cui un pastore prende a calci la statua di Nossa Senhora Aparecida, patrona amatissima del Brasile.
La vicenda è servita a far conoscere a tutti in modo chiaro il fenomeno dei neo-pentecostali del vescovo Edir Macero. LA sfrontata raccolta di fondi fatta dai pastori durante i riti è stata duramente criticata , per non dire delle decime pagate dai fedeli. Spettacolari sono le cerimonie religiose nei suoi templi: dei veri e propri shows. E’ nella tecnica e nello svolgimento di questi riti che può essere rintracciato il segreto di tanto successo più che nell’abile uso dei media. I pastori della Chiesa, in genere giovani e di bell’aspetto , eleganti ed assistiti aiutanti in divisa, mettono in piedi di tutto. Si canta, si prega, si esorcizzano i demoni dei fedeli, si chiede con forza denaro.
Animatori di uno spettacolo urlano, corrono da un lato all’altro del pulpito , misurano la “temperatura” dei fedeli. Durante gli esorcismi ci sono fenomeni di isteria collettiva con grida, urli pianti e svenimenti. I Pastori invitano i diavoli ad uscire dai corpi dei fedeli, i quali partecipano con urla di gioia e canti . I fedeli dopo il rito dichiarano di sentirsi felici e tranquilli. A Bahia terra di Orixas, è naturale che Macedo abbia fatto molti fedeli. Vi sono molti templi sparsi per la città. Il più importante “A Catedral d Fè”, si strova di fronte al supermercato di Iguatemì. Si può entrare liberamente e, se o si vuole, partecipare ai riti senza problemi.

Credenze Espirita
Se il Candomblè e le altre forme di religiosità dei baiani hanno una certa eco nel mondo, lo “Espiritismo” è totalmente sconosciuto. Eppure si tratta di un fenomeno religioso di massa che coinvolge circa sette milioni di brasiliani. La “Federaçao Brasilera Espirita” dichiara ben seimila associazioni affiliate che svolgono una intensa azione religiosa e di propaganda in tutto il Brasile. Il francese Hippolyte Leon Denizard Rivali (conosciuto con lo pseudonimo di Allan Kardec) scrisse nel secolo passato sullo spiritismo, sulla natura dell’anima, sulla sua immortalità, sulla comunicazione fra vivi e defunti. Le sue teorie religiose diventarono in Brasile oggetto di pratiche di massa. Migliaia di “Centri Espiritas” svolgono attività religiose, di solidarietà, d’informazione stampano milioni di copie di libri, non solo del kardec, ma amche di grandi “medium” che in stato di trance scrivono testi di argomento sovrannaturale sotto la dettatura di spiriti che si incarnano in loro.
Il caso più famoso è certamente quello di Francisco Candido Xavier, un umile funzionario pubblico, che con 80 titoli pubblicati, tutti dettati da uno spirito, ha venduto più di 12 milioni di copie, i cui proventi sono andati alle varie associazioni “espirita”. Alcune volte i medium ricevono spiriti di medici ed operano interventi chirurgici anche di una certa gravità. Sono una realtà le lunghe file di persone di tutte le religioni in attesa di essere operate senza tagli o anestesia. Alcune Università degli USA stanno da anni studiando questo fenomeno. Lo spiritismo ha grandissima diffusione a Bahia: dai culti pubblici costituiti da prediche religiose seguite da tecniche di distensione psicologica , alle più esclusive riunioni curative alle cliniche “espirite”, dove ci si ricovera per cure religiose.
Bahia ha una grande figura di “espirita”: Divaldo Franco che nel 1997 ha celebrato i cinquant’anni dalla sua prima conferenza. Da allora il suo impegno non si è mai fermato. Conferenze in cinquanta paesi del mondo, trecento titoli scritti sotto dettatura sovrannaturale e una grande attività sociale ed umanitaria: Mansao do Camino. Da 45 anni nel poverissimo quartiere “Pau da Lima”, la sua casa accoglie migliaia di bambini, mantiene asili infantili, corsi professionali, malati di tubercolosi, di AIDS, lebbrosi. Centinaia di volontari forniscono gratis migliaia di prestazioni mediche nei circa dieci ettari occupati dal suo centro. Tutti i centri “espirita” sono aperti ai visitatori, naturalmente l’unico problema è rappresentato dal fatto che i riti si svolgono in portoghese.

Il Candomblè, la fede africana di Bahia

Quando si parla nelle guide sul Brasile del Candomblè la difficoltà di rappresentare con un minimo di capacità di penetrazione questo fenomeno complesso è evidente. Si oscilla da una visione del Candomblè come un fenomeno di folklore quasi possibile tema di rappresentazioni teatrali o di spettacolo per turisti come avviene per la capoeira o il ballo del Maculelè, ad una rappresentazione misteriosa, al limite della stregoneria o della magia nera. Ma avere un minimo di conoscenza del Candomlbè è essenziale per poter comprendere Bahia, la sua cultura e la sua gente.

Il Candomblè è una religione. Tenendo presente questo elemento sarà più facile capirlo. Prima di tutto occorre sapere da dove viene. Il candomblè è la religione portata dall’Africa in Brasile e a Bahia nei tre secoli e mezzo durante i quali si sviluppò il traffico degli schiavi. Tra i negri catturati e portati in Brasile, vi era ogni categoria di uomini e quindi anche sacerdoti. Una volta arrivati in Brasile agli schiavi veniva dato un battesimo molto formale dopo il quale erano praticamente lasciati a sè stessi.

A Bahia, a differenza di altri paesi delle Americhe dove furono deportati, i negri furono capaci di mantenere la loro religione. Di nascosto, usando l’artifizio di affiancare a ogni loro divinità un santo o una divinità cattolica (Oxalà-Gesù Bambino, in genere Senior do Bonfim; Ogun-S. Antonio e via così) riuscirono a continuare a praticare le loro credenze originali. Nacque e si sviluppò così un fenomeno di sincretismo religioso tra religione animista Africana e il cattolicesimo.
Un grande studioso francese per decenni ha studiato le religioni afro-baiane e ha compiuto laboriosi studi nelle aree geografiche di origine degli schiavi. Così Pier Verger, in alcuni suio celebri saggi ha potuto dimostrare come a tutt’oggi in alcune regioni della Nigeria, del Benin, e del Togo vi siano popolazioni che venerano divinità che sono più o meno le stesse che si adorano nei “Terreiros” del Candomblè baiani. I “Terreiros” (spiazzi, terreni davanti o dietro le case) costituiscono i luoghi in cui sono praticate le cerimonie di questa religione.
Vi sono vari tipi di Candomblè. Questo tipo di religione africana si è diffuso in tutto il Brasile mescolandosi anche con credenze diverse comprese quelle degli Indios, e hanno dato origine a tipi di cerimonie afro-brasiliane dai nomi, dai contenuti e dalle forme più diverse. Vi è una religione di origine africana che è praticata a Rio ed è la cosiddetta “Macuba”. Vi sono in altre parti del Brasile riti che sono l’incontro tra questa religione africana e la religiosità indigena e che hanno dato origine al “Candomblè del Caboclo”. Il Caboclo è il meticcio tipico del Nordest del Brasile dall’incrocio tra portoghesi e indios.
In una terra ricca di sincretismo religioso come il Brasile la religione del Candomblè, incontrandosi con lo spiritismo ottocentesco e lo spiritualismo, ha dato origine a un’ altra forma di religiosità estremamente diffusa con 50.000 templi in tutto il Brasile, conosciuta con il nome di “Umbanda”. Ma è a Bahia, dove la stragrande maggioranza della popolazione è nera, che le religioni portate dagli schiavi hanno mantenuto la loro forza e la loro purezza. Gli africani trasportati a Bahia venivano dal Golfo di Guinea, dal Congo, dall’Angola e dal Mozambico. Ossia da aree dove abitano due gruppi etnici molto differenti tra loro per cultura, sviluppo civile e religioso. Nel Golfo di Guinea vi sono popolazioni di origine sudanese mentre gli angolani, i congolesi i mozambicani appartengono all’etnia dei Bantù. Col tempo, però, tra queste popolazioni diverse si è affermata la religiosità, la lingua, la ritualità sudanese degli Yoruba che abitavano la Nigeria occidentale, il Togo e il Benin. Certo vi sono ancora dei “Terreiros” con altri riti, ma la religione del Candomblè bahiano più pura e tradizionale si fonda sulla religiosità del popolo Yoruba la cui lingua e ora studiata e insegnata in alcune università brasiliane. Per secoli i negri hanno praticato due religioni. Ufficialmente quella dei loro padroni bianchi, in segreto hanno continuato a praticare la loro antica religione animista.
Per lunghi anni i bianchi hanno guardato ai loro riti religiosi con disprezzo e avversione, alternando tolleranza, apatia, silenzio e fino agli anni Sessanta accanite persecuzioni contro le manifestazioni esterne del Candomblè. Per secoli i bianchi hanno considerato la religione dei loro servi e dei loro schiavi come espressioni di magia nera di cui avevano curiosità ma quasi sempre paura. E’ solamente nei primi decenni di questo secolo che studiosi, antropologi, scienziati, intellettuali e scrittori si sono cimentato con lo studio e l’esame di questo immenso patrimonio religioso e culturale che per secoli la pazienza e la tenacia degli antichi schiavi avevano continuato a mantenere vivo.
Nomi grandi come l’antropologo Nina Rodriguez, lo scrittore Jorge Amado e uomini di cultura come il francese Pier Verger hanno per anni studiato e spiegato all’altro Brasile, a quello del Cattolicesimo e della cultura bianca l’esistenza profondamente radicata nella coscienza della popolazione di colore della cultura afro-bahiana. Si studia anche quanto della stessa cultura dei bianchi abbia avuto origine dalla cultura negra e dal Candomblè che la esprime. Si pensi solamente ad alcuni cibi, l’Acarajè e l’Abarà che sono ormai patrimonio della cucina di tutti i baiani e che hanno un’origine di carattere religioso, essendo piatti che venivano preparati per alcune divinità africane. E’ così che il Brasile bianco sta scoprendo la religione del Candomblè con i suoi contenuti, i suoi rituali, che sono sempre trasmessi oralmente.
Per secoli i negri hanno insegnato tutto il profondo e complesso contenuto della religione del Candomblè. Per poter avere un approccio su cosa sia il Candomblè bisogna pensare alla religione greco-romana. Tra quest’ultima e il Candomblè vi sono forti analogie: vi è una infinità di divinità o “Orixàs” che sono anche la personificazione di forze della natura o che in origine erano persone fisiche divinizzate col tempo. Abbiamo una vera e propria mitologia nel Candomblè con amori, guerre, odi e passioni dei vari dei, dei vari “Orixàs”, come era nella antica religione greco-romana. Abbiamo un rituale e l’offerta, come avveniva nella religione greco-romana, di cibo e di oggetti. Nelle feste, c’è l’uccisione di animali che tanto spavento suscitano in molti che si avvicinano al Candomblè.
Questi stessi sacrifici in onore degli Dei venivano praticati nella religione greco-romana e come in questa anche nel Candomblè parte di questi animali offerti alla divinità viene depositata accanto agli altari mentre l’altra parte è consumata dai partecipanti alle cerimonie. C’è peraltro un altro aspetto molto specifico del Candomblè: la possessione o il trance. Ogni persona ha la sua divinità o “Orixà”, una specie di angelo protettore o custode con le sue caratteristiche e la sua personalità. Attraverso la lettura delle conchiglie fatta da una “Mae-de-Santo” ciascuno scopre a quale Orixà egli appartiene. Chi ha ricevuto un’iniziazione religiosa, come le “Filhas-de-Santo”, nella casa del Candomblè, instaura un rapporto di culto molto forte e diventa lo strumento con il quale l’Orixà-divinità si manifesta durante le cerimonie religiose. E’ questo uno degli elementi più rilevanti del Candomblè: la “possessione” ovvero la discesa dei vari Orixàs nelle loro adepte con fenomeni di trance collettivo.
Vi è nel Candomblè una struttura di uomini e di donne che svolgono una funzione religiosa. Accanto ad essi c’è un gruppo di persone con una funzione laica in quanto si occupano degli aspetti organizzativi della comunità religiosa che è una casa di Candomblè. Ogni “Terreiro de Candomblè” è un vero e proprio gruppo religioso indipendente ed autonomo da tutti gli altri con una propria guida e una specifica gerarchia religiosa. Se a dirigere spiritualmente è una donna come avviene nella maggioranza dei casi, si chiama “Mae-de-Santo” o Ialoixà in Ioruba. Se invece la figura è un uomo “Pae-de-Santo”, Babalorixà in Yorubà.
Altre figure di rilievo sono le iniziate ovvero le “Filha –de-Santos”, il cui numero varia a seconda della notorietà del Terriero e della sua guida spirituale. Il numero di questi Terreiros si stima in tre, quattromila. Vanno da quelli più famosi e conosciuti, ricchi di centinaia di iniziati e fedeli, a quelli più piccoli costituiti da una semplice “Mae-de-Santo” e da qualche familiare. Questi terreiros si trovano non solamente a Salvador ma in tutto il territorio della baia e dello Stato di Bahia. Cerchiamo ora di offrire un minimo di chiave di lettura delle cerimonie che hanno una grande bellezza ma che, per poterne apprezzare il ricco significato, devono essere anche superficialmente spiegate.
I “Terreiros” dove vengono praticati i riti del Candomblè sono in genere dei terreni molto ricchi di vegetazione e di alberi. Si trovano in generale in luoghi un pò appartati, un tempo erano molto lontani dalle zone abitate per motivi di segretezza, o anche perche il rumore del suono dei tamburi avrebbe potuto disturbare o intimorire i bianchi. La grande espansione urbanistica della città ha fatto si che questo elemento venisse meno: oggi due dei più famosi “Terreiros” di Bahia, quello di “Casa Branca” e quello di “Gantois” si trovano in zone densamente popolate, addirittura a pochi minuti di macchina dai grandi alberghi che accolgono i turisti.
Il Terreiro è uno spazio recintato con grandi alberi che spesso hanno un valore religioso ed è costellato di varie costruzioni. Ci sono le cassette con gli altari degli Orixàs con le offerte , i segni, i paramenti, tipici di queste divinità. Ma la costruzione principale è il Pegì, il santuario, sopra il quale vengono sacrificati gli animali e sono deposte le offerte nelle cerimonie rituali delle divinità Orixà alla quale è dedicato il Terriero. Altra costruzione di grande importanza dentro un Terreiro di Candomblè è quella che viene chiamata il “Barracao”. Dentro questo edificio si svolge la maggior parte delle cerimonie religiose. Si tenga presente che si tratta di edifici molto semplici, ma i materiali con cui vengono costruiti hanno anche essi un valore ed un significato religioso.
Il “Barracao” è una grande sala con una sua precisa oragnizzazione interna: lo spazio dell’orchestra che suonerà i tamburi durante le cerimonie, quello per le poltrone dove si siederà la Mae-de-Santo o il Pae-de-Santo e quella della Mae-Pequena che è l’assistente principale della Mae-de-Santo nella gestione dei riti religiosi e anche della vita del Candomblè. Vi sono inoltre spazi e sedie che non potranno mai essere occupati da altri poichè sono riservati a personalità di rilievo sotto l’aspetto religioso o destinati a quanti hanno importanza nella organizzazione civile del “Terreiro”.
Vi sono inoltre zone riservate ai visitatori, divisi per sesso, una regola che tutti devono naturalmente rispettare. Molta volte accanto al “Barracao” vi sono altri locali, camere da letto, cucine, ambienti dove le novizie svolgono il loro apprendistato prima di essere iniziate e diventare Filhas-de-Santos e di intraprendere così il lungo cammino che le porterà poi all’atto finale: diventare esse stesse Mae-de-Santo.
Al contrario di quello che una cattiva informazione ha diffuso il visitatore di un Terreiro di Candomblè non è male accolto, anzi al contrario:condizione essenziale è che egli rispetti un minimo di regole. Come d’altra parte si richiede in qualunque altro luogo religioso del mondo. La prima regola e quella dell’abbigliamento che deve essere adeguato ad un luogo di religione tenendo conto di alcune specificità del Candomblè. In primo luogo occorre teren presente che non ci si può assolutamente vestire di nero. Logicamente sono esclusi pantaloni corto, bermuda: bisogna indossare abiti lunghi e pantaloni. E’ necessario in buona sostanza avere un aspetto presentabile e civile.
Non indossate cappelli. Data l’alta temperatura che in genere si sviluppa nel “Barracao” durante i riti nessuno vi contesterà l’uso si sandali e di camicie a maniche corte. Una volta entrati nel “Barracao” per assistere ad una cerimonia sarete accompagnati da un’Ogà, ovvero un assistente civile del “Terreiro”, al vostro posto. Una cosa da tenere presente è di non sostare di fronte alla porta d’ingresso che è luogo di passaggio degli spiriti e dei fluidi sacri della religione del Candomblè.
Per facilitare la vostra partecipazione al rito è bene alzarsi in piedi quando si svolgono i momenti centrali della funzione, quando ad esempio rientrano le Filhas-de-Santo vestite con gli abiti delle divinità che sono discese in loro, o quando entra la Mae-de-Santo o il Pae-de-Santo, ma basterà seguire il comportamento degli altri. Non abbiate alcun timore quando, nello svolgimento della cerimonia, le Filhas de Santo cadute in trance cominceranno a girare abbracciando e stringendo dolcemente i visitatori che ricambieranno l’abbraccio. Si tratta di una forma di omaggio, di benedizione religiosa, praticatelo anche voi. Non vi è alcun pericolo ed è solo un momento di grande dolcezza.
Logicamente quando ne avrete voglia potrete uscire liberamente dal “Barracao”: nessuno si offenderà. In alcune cerimonie può darsi che vi venga offerto del cibo rituale, non abbiate paura di mangiarlo, può darsi che non vi piaccia ma esso è sano e pulito e non vi potrà recare danno. Nessuno si dispiacerà se , con un gesto educato, rifiuterete. Nessuno è obbligato a dare denaro: Nel Candomblè non si paga. Se vorrete, potrete lasciare un’offerta depositandola vicino ai suonatori di tamburi. La comunità, il gruppo religioso del Candomblè ha un’autorità suprema: la Mae-do-Santo o il Pae-do-Santo.
Tutta la vita religiosa, le feste, le cerimonie si svolgono sotto la loro direzione. Alla Mae-de-Santo o al Pai-de-Santo devono obbedienza tutti, a loro spetta l’ultima parola sia nelle questioni religiose che in quelle amministrative o organizzative. La scelta della guida del Terreiro è particolarmente complessa. Non vi è ereditarietà nella suprema carica del Candomblè, anche se spesso avviene che i figli o i parenti ereditino la carica. Alla morte della Mae o Pai-de-Santo vi sono complessi riti e attraverso un gioco di divinizzazione viene scelta la nuova grande sacerdotessa o il grande sacerdote che dureranno in carica tutta la vita. Abbiamo avuto esempi nel Candomblè bahiano di Mae-de-Santo che hanno governato “Terreiros” per 60 e più anni acquisendo grande prestigio.
Ma la gerarchia religiosa del Candomblè è ricca e articolata, profondamente rispettata a fonte di un cerimoniale complesso. Vi sono una serie di cariche e di figure importanti. La più importante subito dopo la Mae-de-Santo o il Pae-do-Santo è la Mae-Pequena, in pratica una vice che la sostituisce in ruoli importanti nei riti religiosi. Vi sono poi le “Dagas” che sono figlie di santo con grand anzianità di iniziazione. Un altro importante ruolo viene svolto dalla “Ia-Moros” anche nei servizi religiosi. Si arriva quindi alle figlie del Santo che si chiamano “Ebomin” e che hanno una anzianità di iniziazione di più di sette anni.
Quando il periodo è inferiore ai sette anni si chiamano “Iaòs”. Vi è poi un’altra figura significativa nelle cerimonie religiose del Candomblè . Si tratta delle “Ekedès” che non sono iniziate. Sono delle ragazze che assistono le figlie di Santo, le accompagnano quando sono in trance e le aiutano quando rientrano vestite con gli indumenti della divinità che è scesa in loro. Hanno una notevole importanza per il buon svolgimento di una festa o di una cerimonia religiosa, con il ruolo di dame di compagnia o assistenti. Accanto alla gerarchia religiosa vi è una organizzazione costituita da fedeli che si occupano delle questioni pratiche. Si tratta di persone intimamente legate al Candomblè e che godono quindi di grande stima e prestigio nell’ambito del Terreiro e agli occhi della sua massima autorità. Questa struttura assume anche una veste giuridico-civile, riconosciuta dal Comune (Prefeitura) di Bahia.
Per la Casa Branca le funzioni pratiche e organizzative vengono svolte dalla “Societade Beneficentes Sao Jorge”. Per quella di Axè Opo Afonjà opera il “Centro Cruz Santa”. Queste Società sono strutturate con un Presidente e un Vice Presidente. Vi sono poi persone che hanno il titolo di Ogà e sono oggetto di viva attenzione, come lo sono quelle che hanno il titolo di Obà specialmente nel Terreiro di Axè Opo Afonjà. Esse godono di prestigio all’interno del Terreiro e quando entrano nel “Barracao” anche se vi è in atto una cerimoni, i tamburi si fermano per dare alcuni colpi isolati come forma di rispetto. Nel Candomblè la musica svolge un ruolo importante.
Tre sono gli strumenti: tre grandi tamburi di dimensioni diverse, il maggiore chiamato “Rum” il medio “Rumpi” e il più picolo “Lè”. Altro strumento è l’"Agogò” composto da due campane di ferro, una maggiore dell’altra suonate battendovi dentro un’asticina di ferro. Vi è poi la “Adja”, una campana dal collo lungo che viene spesso usata per accelerare la caduta nel trance delle figlie di Santos. L’”Alabè” è colui che dirige questa piccola orchestra in tutti i momenti del Candomblè. I canti sono delle preghiere alle varie divinità, agli Orixàs per ringraziarli e invitarli a scendere sulla terra, per chiedere loro la benedizione. Canti che sono guidati dalla Mae, dal Pae o dalla Mae Pequena.
La musica passa dalla calma dei riti di propiziazione (“il Despacho”) alla violenza degli appelli alle divinità dal temperamento forte. Ogni suono ha un preciso riferimento litururgico e la musica svolge un ruolo centrale nella religiosità del Candomblè. I cantici sono in lingua Yorubà. Non tutti coloro che li cantano capiscono il loro significato, ma questa è la lingua dei Candomblè. i cantici vengono trasmessi oralmente e vengono imparati a memoria. Lo Yorubà svolge la stessa funzione che per millenni ha avuto il latino nella Chiesa Cattolica. Le preghiere in latino sono state imparate e ripetute nei secoli senza che la stragrande maggioranza dei fedeli ne comprendesse il significato. Le feste o le cerimonie religiose nel candomblè sono di una grande bellezza. Per la maggior parte sono aperte al pubblico: solo alcune parti sono riservate unicamente alle massime autorità religiose del Candomblè o ai fedeli più strettamente legati ai rituali.
La cerimonia religiosa o festa del Candomblè comincia generalmente quando sorge il sole con il sacrificio degli animali. La razza degli animali prescelti è legata alla divinità festeggiata: possono essere galli, capretti, a secondo della divinità alla quale è dedicata la festa. La cerimonia è chiamata "Matança" ed ha un suo proprio sacerdote che può essere solo una persona strettamente legata al Terreiro. La "Matança", il sacrificio dell'animale si svolge presso l'Orixa festeggiato. Il sangue servirà per rinnovare i poteri della divinità e una parte della carne cotta verrà posta sull'altare della divinità. L'altra sarà servita, con altri cibi, durante la successiva cerimonia aperta ai fedeli e ai visitatori.
Nella tarda serata comincia uno dei momenti più belli della festa chiamato "Despacho de Exu". Per la serenità, la concentrazione l'atmosfera calma e pacata è uno dei momenti più belli delle cerimonie del Candomblè. Exu è il messaggiero, l'intermediario tra gli uomini e le divinità: con le offerte bisogna fare in modo che egli abbandoni il Candomblè. Per questo gli vengono dedicati i suoi cibi preferiti, la sua Cachaça affinchè non turbi con il suo carattere turbolento lo svolgimento sucessivo della festa. ecco perchè i tamburi suonano con grande dolcezza, le Figlie di Santo si curvano rispettosamente la Mae-do-Santo canta con grande lentezza e grande attenzione i cantici per Exu.
Il canto si svolge nel Barracao quasi in penombra: c'è solamente una candela accesa nel mezzo della sala accanto ad una bottiglia di Cachaça. Exu è invitato ad allontanarsi per andare a chiamare le altre divinità. Così con il rito propiziatorio rivolto a Exu comincia la cerimonia del Candomblè.
A questo punto prende il via la "Roda": tutti gli iniziati, dalla Mae-do-Santo alle Figlie di Santo, si dispongono in circolo e cominciano a danzare al ritmo dei tamburi. Nel circolo danzante della "roda" si conferma il rispetto per la gerarchia: i primi posti sono occupati dalle cariche religiose più importanti del Candomblè. Man mano che la danza prende sempre più forza, la Mae-de-Santo ritorna nel luogo del "Barracao" dov'è il suo grande trono. Continuando a cantare, si danza tre volte per ogni Orixas cui rende omaggio e nel contempo si chiede loro di venire. I tamburi suonano senza fermarsi. Tutti sono molto attenti, gli assistenti sono silenziosi e rispettosi. E' un momento magico. I tamburi cominciano ad aumentare il loro ritmo e il volume fino al crescendo del "Adarrum", il suono speciale che chiama con forza gli Orixàs. Allora la prima figlia di santo cade in trance, l'Orixà discende su di lei e così dopo di lei le altre.
In linea generale, il primo Orixà ad impossessarsi di una Figlia di Santo è quello a cui e dedicata la cerimonia. A questo punto, dopo che le Figlie di Santo sono entrate in trance, le Ekedis le accompagnano fuori dal "Barracao" per condurle nelle "Camarinhas" (ovvero locali vicini). Quindi vi è una pausa e, mentre le Figlie di Santo in trance sono all'interno delle camere per cambiarsi di abito, i partecipanti in genere usano questa pausa per mangiare cibo che può essere preparato in un altro locale o essere anche già disposto nel "Barracao"; si tratta di cibo logicamente legato ai gusti dei vari Orixàs che come si sà hanno delle preferenze alimentari ben precise ognuno differente dagli altri.
Terminato di vestirsi le Figlie di Santo o meglio gli Orixàs ritornano nella sala ognuna vestita con gli abiti, i colori,le collane, le insegne, gli strumenti,le armi del-l'Orixàs che è entrato in loro, le assistenti, le Ekedìs, sono in piedi e le assistono, spesso dei razzi vengono sparati in cielo come forma di riconoscenza per la grazia che hanno fatto le divinità Orixàs di accogliere la chiamata, l'invito a discendere. La Mae-de-Santo intona un canto speciale che è il saluto del Candomblè del Terreiro agli Orixàs, da questo momento loro sono i padroni del Barracao; si canta in loro onore per tre o sette volte i cantici di ogni Orixà e questo per tutte le divinità.
La cerimonia termina dopo che tutti gli Orixàs sono stati omaggiati e l'inno della casa è stato cantato e suonato da tutti i partecipanti. Una cerimonia del Candomblè ha orari molto incerti. Anche se vi diranno un'ora di inizio sappiate che può cominciare con mezz'ora o un0ora di ritardo. La stessa durata è molto incerta: di solito due, tre ore, ma può anche continuareper diverse ore. E non sono rari i Candomblè che terminano alle prime ore dell'alba.

I Terreiros di Candomblè più famosi
Se imprecisione e superficialità caratterizzano quasi sempre la descrizione del contenuto e della ritualità del Candomblè, l'informazione sugli indirizzi dei vari Terreiros veri sono descritti come luoghi misteriosi di difficile se non impossibile accesso per un visitatore straniero. Starebbero a due ore, per lo meno, di macchina. Alcuni Terreiros più belli e puri, profondamente legati alla religione del Candomblè si trovano invece a quindici minuti di Taxi dalla zona principale degli alberghi.
I Terreiros hanno rituali diversi tra loro essendo ognuno di loro dedicato ad una specifica divinità. A Bahia si stima il numero di Terreiros in circa 4000. Da quelli locali formati spesso da un nucleo familiare, da una Mae o Pai de Santo e da qualche parente, a quelli ricchi di storia secolare. Certamente sono decine quelli che meriterebbero attenzione per la purezza e bellezza del culto ma ci limiteremo a tre che per aspetti diversi sono molto rappresentativi: Casa Branca, Axè Opo Afonjà e Gantois.

Casa Branca
Sembra essere il più vecchio dei Candomblè di Bahia. si dice che esista dal 1830, altri parlano addirittura di 350 anni, si è quindi agli inizi dell'epoca della schiavitù. Per fuggire alle attenzioni della polizia si trovava in un sotterraneo dove si entrava passando per un albero. Il Terreiro fu fondato da tre donne di cui si conosce solamente il nome africano: Adeta, Iya Kala, Iya Nasso.
A quest'ultima si attribuisce il ruolodi aver piantato l'"Axè", infatti il nome Iorubano di Ilè Iya Nasso. significa casa di Iya Nasso. Da una controversia sulla scelta della Ialorixà, o Mae de Santo, un gruppo di appartenenti a questo gruppo diede vita ad uno dei più famosi "Terreiros", quello di Gantois. Il nome laico è Società di San Giorgio e sitrova nella AvenidaVasco da Gama 463.
Bellissima e molto diversa dalle altre cerimonie è la festa delle "Aguas de Oxalà" che si celebra l'ultimo venerdì di settembre. la Mae de Santo è Dudu, una donna molto timinda e discreta.

Menininha do Gantois
E' situato al Largo de Pulqueria, nell'Alto do Gantois, Federaçao. Questo Terreiro è stato guidato dalla Mae-do-Santo più famosa di tutti i tempi: Mae Menininha. Per più di cinquanta anni la sua figura ha goduto un rispetto e una stima grandissima in tutti gli ambienti baiani, dagli intellettuali come Amado, ai politici, al popolo minuto. Alla sua morte cinquecentomila persone hanno seguito i funerali. E' stato creato anche un Memoriale di Mae Menininha che raccoglie oggetti legati alla sua storia e che vale la pena di essere visitato.

Axè Opo Afonjà
Si trova a San Gonçalo do Retiro. Anche questo Terreiro fu fondato da un gruppo dissidente proveniente da Casa Branca. Ebbe una Mae-de-Santo, famosa come Mae Aninha, la sua fondatrice che negli anni Trenta aveva ottenuto dopo un incontro con il presidente Getulio Vargas, la sospensione delle persecuzioni poliziesche. Grande prestigio ebbe anche Mae-Senhora. Attualmente è senz'altro il Terreiro più famoso e attivo di Bahia. Per la presenza di grandi personalità come il pittore Carybè e prima della morte del grandissimo J. Amado quale consigliere nella gerarchia laica del Terreiro. Axè Opo Afonjà può essere considerato il Terreiro della intellettualità baiana. sovente è sede di convegni e mostre sul candomblè e la cultura afro-brasiliana.
La Mae-do-Santo Stella di Oxòssi (De Azevedo) è l'attuale guida del Terreiro: intelligente e rispettosa della tradizione più pura della religione degli Orixàs africani. rompendo una consuetudine centenaria di trasmissione orale del sapere, Mae Stella di Oxòssi ha pubblicato un libro "Meu Tempo è Agora" con l'intento di conservare e diffondere le tradizioni e la cultura del grande Terreiro Axè Opo Afonjà.
fonte:brasilbahia.com

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