Indios sul piede di guerra per proteggere l’Amazzonia
Brasile: indios sul piede di guerra per proteggere l’Amazzonia
Armati di arco e frecce 300 indios brasiliani di 11 etnie diverse hanno occupato il cantiere dove sorgerà la centrale idroelettrica di Dardanelos in piena foresta amazzonica, un progetto faraonico dell’impresa Aguas da Pedra che dovrebbe andare in funzione nel 2011, nel nord-est del Mato Grosso. Un’occupazione improvvisa e dura, 100 sono stati gli ostaggi presi tra gli operai che lavoravano al cantiere.
Gli indios chiedono a gran voce “un programma di sostenibilità per la comunità indigena” e l’equivalente di 5 milioni di euro come “risarcimento economico” per il danno subito. Lamentano, inoltre, il fatto che la nuova centrale stravolgerà il loro equilibrio esistenziale, a partire dall’acqua del vicino Rio Aripuanã, risorsa fondamentale per le comunità locali, che rischia di inquinarsi.
Il problema, però, è che la nuova struttura non sorgerà su una riserva indigena e quindi, tecnicamente, il governo brasiliano può dare in concessione quel territorio. Senza contare che gli studi di impatto ambientale non hanno condannato il progetto.
Nel fine settimana gli índios hanno accettato di scambiare i cento ostaggi con altri 5 che si erano proposti, ovvero ingegnere e responsabili del progetto e oggi anche gli ultimi sono stati rilasciati. Tuttavia, l’occupazione continua, nella speranza che le rivendicazioni vengano accolte.
Paolo Manzo
Gli indios chiedono a gran voce “un programma di sostenibilità per la comunità indigena” e l’equivalente di 5 milioni di euro come “risarcimento economico” per il danno subito. Lamentano, inoltre, il fatto che la nuova centrale stravolgerà il loro equilibrio esistenziale, a partire dall’acqua del vicino Rio Aripuanã, risorsa fondamentale per le comunità locali, che rischia di inquinarsi.
Il problema, però, è che la nuova struttura non sorgerà su una riserva indigena e quindi, tecnicamente, il governo brasiliano può dare in concessione quel territorio. Senza contare che gli studi di impatto ambientale non hanno condannato il progetto.
Nel fine settimana gli índios hanno accettato di scambiare i cento ostaggi con altri 5 che si erano proposti, ovvero ingegnere e responsabili del progetto e oggi anche gli ultimi sono stati rilasciati. Tuttavia, l’occupazione continua, nella speranza che le rivendicazioni vengano accolte.
Paolo Manzo
fonte:blog.panorama.it
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