Duemila nuovi brasiliani
Duemila nuovi brasiliani
Secondo il Dossier statistico sull`immigrazione recentemente presentato da Caritas-Migrantes, i brasiliani in Italia sono circa 31mila. E garantiscono uno dei maggiori volumi di rimesse in denaro.
Il numero di immigrati regolari in Italia ha quasi raggiunto quello degli italiani sparsi per il mondo. L'Italia si colloca, così, accanto ai grandi paesi europei di immigrazione, come Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna. Ogni 10 stranieri, cinque sono europei, due africani, due asiatici e uno americano. I brasiliani non sono tra le etnie di maggior presenza in Italia come accade con rumeni, albanesi, marocchini, ucraini o cinesi, ma allo stesso tempo compongono una comunità di certa espressività, inserita in vari settori della società, incluso quello dell'imprenditoria. Secondo dati del Dossier statistico, tra un totale di 150 paesi, il Brasile si trova al 21° posto in classifica, con 30.691 cittadini residenti in Italia, il che rappresenta l'1,4 per cento della popolazione straniera presente nel territorio. Cittadini questi che garantiscono uno dei più grandi volumi di rimesse in denaro inviate dall'Italia all'estero ogni anno.
E' stato presentato a Roma, lo scorso 25 ottobre, presso il Teatro Orione, il Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2006. Si tratta del XVI rapporto sull'immigrazione che ha contato la partecipazione di ben 100 redattori, i quali hanno esteso i 59 capitoli che compongono le 512 pagine del volume. Il rapporto è stato realizzato in collaborazione con organizzazioni internazionali, strutture pubbliche e associazioni. Ci sono state presentazioni in contemporanea in diverse città italiane. In quella romana, è stato proiettato un video prodotto da Rai News 24, al quale si sono susseguite le relazioni di Franco Pittau, coordinatore del dossier e di Rando Devole, sociologo e giornalista albanese. Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha rappresentato il governo italiano, mentre Domenico Segalini, segretario della Commissione episcopale migrazioni, ha rappresentato il mondo ecclesiale.
«Oggi - ha detto Prodi - l'immigrazione è un fenomeno strutturale profondo e alla luce di tale sviluppo va affrontata la questione della cittadinanza, che è una conseguenza di questo sviluppo, uno sbocco necessario e non una questione a se stante. Si sta andando verso un inserimento in profondità - ha continuato - come è avvenuto per i nostri italiani in Belgio». In un altro momento del suo discorso Prodi ha fatto riferimento al profilo del lavoratore immigrato: «E' il caso di attirare in Italia altresì l'immigrazione qualificata, anche per non dare l'impressione che da noi si tratti di qualcosa di residuale». Un altro punto problematico è la concessione della cittadinanza, che viene vista così dal primo ministro: «E` necessario, congiuntamente, semplificare le procedure e ridurre i tempi di attesa: il numero degli anni è una determinazione importante, ma ancora più importante è presentare questo passaggio come un diritto».
Un momento della presentazione del Dossier immigrazione Caritas-Migrantes 2006
I flussi migratori
E' attualmente in corso, presso i paesi in via di sviluppo, come il Brasile, una continua migrazione interna verso le zone urbane, e a partire dal 2007 più della metà della popolazione mondiale vivrà nelle città. Questa urbanizzazione non pianificata ha come caratteristica la povertà dei nuovi arrivati che con molte difficoltà riescono a beneficiare di un reale miglioramento delle condizioni di vita al di là della semplice sopravvivenza. Un miliardo di persone - circa un terzo della popolazione urbana - vive tra marginalità e precarietà chiusa dentro ghetti urbani in baraccopoli o presso altro tipo di alloggio, ugualmente inadeguato. Secondo le previsioni di Habitat, agenzia delle Nazioni unite, le persone costrette a vivere in favela in Brasile, kampung in Indonesia o bidonville in Africa Occidentale, sono destinate ad aumentare e a raggiungere 1,4 miliardi di abitanti nel 2020.
Dai dati contenuti nel dossier risulta che quasi la metà della popolazione mondiale vive al di sotto della soglia di povertà. Secondo le Nazioni unite, più cresce la distanza tra i più ricchi e i più poveri, più aumentano i flussi migratori. E' da sottolineare però che la causa della mobilità umana non risiede nella povertà assoluta o nella disoccupazione, ma nell'attrazione esercitata dagli stipendi più alti e dalle migliori condizioni sociali dei paesi di arrivo. L'esempio più attuale è proprio quello del Brasile, dove la stabilità economica raggiunta dopo decenni di incertezze è stata accompagnata da almeno 500 mila partenze.
I flussi migratori contribuiscono allo sviluppo dei paesi di origine attraverso l'invio di rimesse, l'apporto delle competenze acquisite nel caso di chi rientra, e di investimenti da parte delle comunità all'estero. Nel 2005 la somma complessiva di rimesse mondiali ha raggiunto la cifra record di 232 miliardi di dollari, tre volte di più rispetto al 1990. La percentuale a beneficio dei paesi in via di sviluppo è salita dal 57 per cento del 1995 al 70 del 2005, pari a 170 miliardi. Ma queste sono le cifre ufficiali, mentre se si tiene in considerazione l'importo complessivo delle rimesse - comprendendo gli invii tramite canali non ufficiali - si arriva a 350 miliardi di dollari, di cui 250 in favore dei paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda la presenza brasiliana in Italia, nonostante non vi sia una comunità grande come quelle di Romania o Albania, i brasiliani occupano comunque una posizione interessante. Nel 2005, l'Italia ha rilasciato 2.175 visti per inserimento al Brasile, pari all'1 per cento del totale. Di questi, 450 unità si riferivano al lavoro subordinato, 833 allo studio e 265 per motivi religiosi.
L'immigrazione dal continente americano in Italia è pari al 10,6 per cento del totale degli stranieri. L'87 proviene dall'America centro-meridionale, essendo le principali collettività quelle del Perù (2,2 per cento del totale di stranieri), dell'Ecuador (2,1%) e del Brasile (1,4%). L'immigrazione americana continua ad essere in prevalenza composta da donne (circa il 67 per cento) e il Brasile, insieme a Perù e Ecuador si afferma come paese di maggiore provenienza. Inoltre, secondo dati forniti dal dossier, risulta che il 62 per cento degli immigrati americani abbia tra i 19 ed i 40 anni di età, oltre ad essere perlopiù celibi o nubili.
La presenza straniera in Italia suddivisa per nazionalità
Lavoro
Le assunzioni effettuate nel 2005 confermano la tendenza degli anni precedenti. Oltre il 50 per cento dei lavoratori stranieri presenti in Italia proviene dall'Europa, soprattutto da Romania e Albania. Vi sono poi gruppi di immigrati che hanno aumentato la propria presenza in proporzione all'inizio del 2005, com'è il caso dei brasiliani, che hanno avuto un incremento del 6,8 per cento.
I lavoratori provenienti dall'America centromeridionale arrivano in Italia soprattutto per svolgere mansioni umili, spesso nel settore domestico. In questo caso le donne rappresentano quasi il 61 per cento dei lavoratori assunti nel 2005.
Per quanto riguarda i cittadini brasiliani vi sono state 13.142 assunzioni nel 2005, pari all'1,7 per cento del totale delle assunzioni. Le cessazioni sono state invece 12.246, pari all'1,6 per cento, con un saldo positivo per i lavoratori brasiliani di 896 unità, pari al 6,8 per cento del totale generale.
L'imprenditoria sudamericana, invece, è gestita essenzialmente da peruviani, brasiliani e ecuadoriani, con una quota di titolari di impresa intorno all'1 per cento per ciascuna collettività. Brasiliani e peruviani, insieme a egiziani, hanno grande presenza nel settore di servizi professionali, come servizi alle imprese suddivisi in società di pulizie, attività immobiliari, noleggio, servizi di assistenza informatica.
Il Brasile occupa il 15° posto nella classifica dei titolari di impresa con cittadinanza estera per principale settore di attività economica, mentre nel caso dell'imprenditoria al femminile, la posizione brasiliana scende dal 15°
all'8° posto.
L'immigrazione italiana nel mondo
Rimesse
Le rimesse provenienti dall'Italia hanno subìto nel 2005 un incremento del 15,8% rispetto all'anno precedente, confermando le tendenze mondiali. Secondo le stime della Banca Mondiale, le rimesse internazionali verso i paesi in via di sviluppo sono passate da 96,5 a circa 167 miliardi di dollari dal 2001 al 2005. I primi dieci beneficiati per volume di denaro ricevuto nel 2005 sono stati: India (21,7 miliardi di dollari), Cina (21,3 miliardi), Messico (18,9 miliardi), Filippine (13,4 miliardi), Marocco (4,7 miliardi), Serbia e Montenegro (4,6 miliardi), Pakistan (4,1 miliardi), Bangladesh (3,8 miliardi), Colombia (3,7 miliardi) e Brasile (3,6 miliardi).
Nel caso brasiliano, dei 3,6 miliardi di dollari ricevuti nel 2005, 63 milioni di euro sono stati inviati dall'Italia, secondo dati della Banca d'Italia. In questo modo, il Brasile si colloca all'8° posto nelle graduatorie delle rimesse che partono dall'Italia, dietro rispettivamente a Cina, Romania, Filippine, Marocco, Senegal, Colombia e Albania.
Fonte:Musibrasil
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