Linha de Passe

Linha de Passe
Questo film racconta la dura realtà di una famiglia atipica, ma non troppo per la realtà brasiliana, che deve affrontare le difficoltà del quotidiano, è un filme che ho apprezzato molto da cui emerge un'immagine del Brasile molto diversa dall'immaginario collettivo.
Linha de passe è sicuramente uno dei titoli di punta del concorso ufficiale di Cannes 61. Il film, che segna il ritorno in coppia di Walter Salles e Daniela Thomas (che hanno firmato assieme Terra straniera e Midnight), è stato accolto in modo decisamente caloroso dalla stampa, e stasera vedremo invece come il pubblico lo accoglierà. Linha de passe si presenta come un omaggio al neorealismo, almeno nel modo di girare dei due registi. Il cinema infatti, come succedeva con Rossellini o De Sica, ritorna a scendere nelle strade per documentare in prima persona, per narrare una storia ma con un occhio attuale e verosimile. Per Salles quindi, dopo aver narrato le avventure del giovane Che ne I diari della motocicletta (in concorso a Cannes nel 2004) e dopo la trasferta americana con il remake Dark Water, un ritorno alle atmosfere del suo cinema alla Central do Brasil.

Regia: Walter Salles, Daniela Thomas
Sceneggiatura: George Moura, Daniela Thomas, Bráulio Mantovani
Attori: Sandra Corveloni, João Baldasserini, José Geraldo Rodrigues, Kaique de Jesus Santos, Vinicius de Oliveira
Fotografia: Mauro Pinheiro Jr.
Montaggio: Livía Serpa, Gustavo Giani
Musiche: Gustavo Santaolalla
Produzione: Double Helix Entertainment, Media Rights Capital, Pathe Pictures International, Videofilmes
Paese: Brasile 2008
Genere: Drammatico
Durata: 108 Min

Trama:San Paolo del Brasile. Una città con 20 milioni di abitanti, 200 chilometri di ingorghi e 300.000 pony express in moto. Quattro fratelli (non figli dello stesso padre) cercano di affrontare la vita assieme alla loro non più giovanissima madre nuovamente incinta. Reginaldo, un bambino, cerca con ostinazione di incontrare suo padre. Dario sogna di diventare un calciatore avendo le qualità ma ha ormai 18 anni e i club vogliono coltivare atleti più giovani. Dinho ha cercato rifugio in un gruppo religioso che frequenta con assiduità dopo il lavoro a una pompa di benzina. Dénis, già padre di un bambino, lavora come pony ma si lascia attrarre dalla malavita. Walter Salles torna a lavorare a fianco di Daniela Thomas e ritrova il proprio slancio di denuncia che sembra quasi documentaristica per quanto è capace di scavare a fondo nella realtà. Salles ha sempre avuto un'attenzione particolare per i diseredati (chi segue il suo cinema ben ricorda i suoi esordi e il successo internazionale di Central do Brasil). Quello che ci propone oggi è uno sguardo di partecipazione sofferente nei confronti del mondo dei giovani apparentemente privo di speranza ma di fatto carico di un desiderio di denuncia che diviene esso stesso stimolo affinché qualcosa cambi. Coadiuvato da giovani attori alla prima esperienza cinematografica (e forse proprio per questo assolutamente credibili) Salles ci conduce attraverso una megalopoli dai volti molteplici che riconducono però sempre a una sofferenza del vivere della quale gli 'ultimi' sperimentano quotidianamente le ferite. Il regista con il suo cinema è lì a ricordarci quanto le personalità in formazione possano essere travolte da un mondo che non ha alcun interesse, se non quello dello sfruttamento (sportivo o malavitoso poco importa) nei loro confronti. È un grido di allarme quello che proviene da questo film. Un grido che non vale, purtroppo, solo per il Brasile.

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